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Employer branding, ma senza fuffa

Employer branding

Credi che incollare una frase motivazionale – copiata chissà dove – a una foto di team trovata su Pixabay, sia fare employer branding? Se è così che lo fai, significa che hai bisogno di fare chiarezza: cos’è davvero l’employer branding e come puoi sfruttarlo per attrarre e trattenere clienti? Te lo diciamo noi.


Anzitutto, devi capire se ti senti di applicare questa tecnica di comunicazione alla tua strategia: l’employer branding, infatti, è utile a raccontare la verità interna di un’organizzazione, non a vendere una perfetta immagine aziendale. Di conseguenza devi accettare che non tutto andrà bene ma è proprio da una narrazione sincera che deriva l’autenticità del marchio. 

Con questo strumento, crei una attività di promozione che coinvolge i tuoi dipendenti per comunicare un’esperienza di lavoro unica e specifica. 

Il punto ora è: come farlo “senza fuffa”? Te lo spiegano i Tipi Creativi.


Employer branding ≠ marketing patinato

Briget Jones

Se ti stai chiedendo cosa significhi, fuffa è come dire “siamo come una famiglia” quando in realtà le mail dopo le 19 sono la norma.

Ecco, l’employer branding ti mostra come lavori davvero, come tu e il tuo team affrontate le sfide (anche quelle più scomode) e dimostra che i valori alla base della tua cultura aziendale non sono solo belle parole ma azioni concrete.

Punto numero uno: parti dall’ascolto. Ad esempio, crea sondaggi interni anonimi o interviste ai dipendenti, per comprendere la percezione che le persone che lavorano con te hanno dell’azienda che vivono ogni giorno. 

Il brand cresce davvero se sa dire “Ci stiamo lavorando, siamo imperfetti ma veri”. 

I candidati (men che meno i talenti), oggi, non si accontentano del pulsante “lavora con noi” e di qualche frase accattivante: cercano recensioni, chiedono direttamente informazioni ai tuoi collaboratori e leggono tra le righe degli annunci di lavoro.

Punto numero due: un buon employer branding deve passare da tutti i touchpoint (colloqui, onboarding, piani di crescita). Se prometti formazione e poi lasci le persone ferme per anni, una bella pagina career è inutile.


Trust the process

Piano della comunicazione

L’employer branding ha cambiato molto anche il modo con cui attrarre candidati: le aziende competono molto sul piano della comunicazione per avvicinare loro i migliori. Vediamo insieme il processo da seguire:

  1. Individua il target di persone a cui rivolgere il messaggio.  

  2. Fai la proposta di valore: cosa offre l’azienda? Cosa rende unica l’esperienza di lavoro?

  3.  Fai in modo che la proposta di valore sia unica rispetto alla concorrenza.  

  4. Scegli i canali con cui veicolare il messaggio efficacemente. 

Nel mondo iperconnesso del lavoro oggi, la reputazione aziendale si costruisce in tempo reale. Una persona insoddisfatta (o arrabbiata), con una tastiera a disposizione, può rovinare mesi di campagne. 

L’employer branding efficace, quindi, non è solo quello esterno. È quello che tiene unite le persone che hai già: un team che si sente ascoltato, valorizzato e in linea con la cultura aziendale è il tuo miglior asset comunicativo.

Senza fuffa significa con coraggio


Per fare employer branding senza fuffa ci vuole il coraggio di rendersi conto di ciò che non funziona. Puoi scoprire, per esempio, che l’immagine interna non coincide con quella che vuoi dare all’esterno. In questi casi, si devono affrontare i problemi strutturali anziché coprirli con un marketing edulcorato.


Noi ti consigliamo di investire davvero in cultura, people management, benessere organizzativo e team building, oltre che di accettare che la perfezione non esiste: comunicare anche il proprio impegno in un percorso di miglioramento, ha un valore positivo che fa bene alla brand reputation.


Non è facile. Ma è l’unico modo per costruire un’identità forte, coerente, credibile.


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